Art gallery "niArt"


       

   Momenti dell'inaugurazione

      Foto esposizione

         Mostra e catalogo a cura di Felice Nittolo - Edizioni del Girasole -


COMUNICATO STAMPA:

MAESTRI MOSAICISTI
- a cura di Felice Nittolo -

Patrocinio del comune e della provincia di Ravenna, con la collaborazione dell'Istituto Statale d'Arte "G. Severini"

-A Ravenna prima e dopo la seconda guerra mondiale-

SERGIO CICOGNANI, LUIGI GUARDIGLI, ALBERTO MELANO, LINO MELANO,
ZELO MOLDUCCI, INES MORIGI BERTI, LIBERA MUSIANI, ROMOLO PAPA,
ANTONIO ROCCHI, GIUSEPPE SALIETTI, RENATO SIGNORINI,
SANTO SPARTA', GIUSEPPE VENTURA, NEDO DEL BENE.

ART GALLERY niArt -associazione culturale-

Prefazione di Giulio Guberti

Inaugurazione Sabato 13 MAGGIO alle ore 18,30

Via Anastagi, 4a-6
48100 Ravenna
(zona Porta Serrata)
Visualizza la cartina >>

email: artgallery@aliceposta.it

Orari: domenica, martedì, mercoledì 11:00-12:30
giovedì, venerdì, sabato 17:00-19:30
altri giorni e orari telefonando al 338/279.11.74
fino a venerdì 30 giugno 2006
 


Quando nel 1968 Felice Nittolo arrivò a Ravenna per intraprendere lo studio del mosaico conobbe la maggior parte dei maestri cui oggi dedica questo omaggio.
E' un modo per dire grazie a coloro che gli indicarono la strada maestra. nel volume Felice Nittolo documenta attraverso interviste, ricerche e testimonianze inedite, un periodo storico del mosaico e dei mosaicisti a Ravenna.
Cinquant'anni a cavallo della seconda guerra mondiale vivacizzati da un rinato interesse per il mosaico e per Ravenna.
Il curatore ha voluto indagare nella direzione del "fare mosaico in libertà" dove non c'è un "cartone" pre ideato ma il gesto della mano corre veloce per realizzare il pensiero che prende forma.

Giulio Guberti così scrive in catalogo:

L’imprevedibilità dell’arte

Giulio Guberti

Molti dei maestri mosaicisti a cui Felice Nittolo ha voluto rendere omaggio ci hanno lasciato; Hanno lavorato a cavallo della seconda guerra mondiale e, prevalentemente, nel dopoguerra: alcuni fino ai giorni nostri. Un’intera generazione di maestri che ha operato nell’insegnamento (istituzionale e nell’ambito lavorativo), nel restauro sotto la guida dei sovrintendenti alle arti che si sono succeduti nel tempo, spesso con proposte originali che hanno fatto scuola, nel diffondere la conoscenza in tutto il mondo dell’arte bizantina tramite copie straordinarie degli antichi mosaici e, infine, nel collaborare con artisti contemporanei alla realizzazione di mosaici moderni. Inoltre, alcuni di loro, sono stati “artisti in proprio”: realizzando cioè direttamente i “cartoni”che poi hanno tradotto in mosaici.

Dovendo doverosamente scrivere dei “meriti” di questa generazione di “artefici”, voglio subito sottolineare come la traduzione o l’interpretazione musiva delle opere moderne e contemporanee, abbia purtroppo messo in ombra l’insegnamento alle generazioni più giovani della “tecnica” musiva. Merito enorme che non si è limitato al puro e semplice insegnamento teorico-pratico nelle scuole d’arte (Istituto d’arte, Liceo artistico e Accademia), ma ha trascinato i migliori discepoli in un rapporto di collaborazione operativo nell’esecuzione dei mosaici riguardanti la committenza privata: trasformando i “laboratori privati” in vere e proprie “botteghe rinascimentali”. Questa trasmissione “sapienziale” ha riguardato, mutatis mutandis, anche il restauro (e le tecniche del restauro) degli antichi mosaici romani e bizantini delle basiliche ravennati. Il discorso sarebbe troppo lungo da affrontare in questa sede. E tuttavia due parole bisogna spenderle per evidenziare delle “differenze”. Quand’è che il cosiddetto mosaico antico cessa di essere tale? Basterà riferirsi al passaggio dai mosaici pavimentali e parietali ai mosaici “mobili”, ai diversi supporti attuali, ai diversi collanti, ai diversi materiali usati nella produzione delle tessere, ai materiali “eterogenei” inseriti tra le tessere, ecc., per dire che non si è trattato soltanto di un insegnamento di una “tecnica antica”, ma di un vero e proprio work in progress. Bisogna infatti aggiungere che a questa generazione di maestri non erano ignoti gli “esperimenti musivi” di Gaudì, di Fontana, di Mathieu o di Moreni, per fare soltanto quattro esempi. Evidentemente, trasformandosi l’arte moderna e contemporanea rispetto all’antica, non potevano non cambiare anche le tecniche. Ammesso e non concesso che si possa parlare di tecniche “in generale” in ambito artistico, indipendentemente cioè dalle singole opere. Da qui l’equivoco in cui cadde anche Giulio Carlo Argan, quando in un convegno tenuto a Ravenna nel 1959 si limitò a parlare de “Le tecniche antiche nel mondo moderno”. Da questo equivoco altri ne sono nati sul piano puramente teorico.

***

Si è parlato spesso della “marginalità” (e anch’io, sia pure in termini diversi) del mosaico relativamente all’arte e all’architettura moderne (cosa non del tutto vera se ai nomi dei celebri artisti già fatti si volessero aggiungere quelli di Klimt, di Chagall, di Leger, di Mirò, di Severini, di Novelli, di Denny, di Boetti. fino agli artisti della cosiddetta transavanguardia, ecc.). Ma, anche ammettendo un certo “disinteresse” delle avanguardie e delle neoavanguardie per il mosaico, non si può parlare di decadenza in senso assoluto. Il mondo cambia tutti i giorni e con esso l’arte. Ciò che non si sottolinea mai abbastanza è l’”imprevedibilità” dell’arte. Si badi bene che il concetto di imprevedibilità ha fatto fatica a farsi accettare in una cultura egemonizzata da “storicismi” di vario colore come quella italiana del ventesimo secolo. Infatti per uno storicista la non-prevedibilità si trasforma immediatamente in fallimento ideologico. In buona sostanza si può affermare che ciò che è “attuale” in un certo periodo, diventa “inattuale” in un momento storico successivo: sembra perfino una banalità. E tuttavia è un riscontro che, ormai, osserviamo tutti i giorni e non soltanto per quel che riguarda l’arte. Basterebbe guardare a certi fenomeni politici o religiosi. Dicendo ciò non si vuole negare il “progresso”, ma più opportunamente mettere in discussione la sua continuità perenne e la sua linearità. Qualcuno ha detto che la storia (l’ironia della storia?) procede facendo due passi avanti e uno indietro. Se si pensa a un famoso saggio del 1908 di Adolf Loos (una specie di Bibbia della modernità) in cui, l’ornamento veniva considerato nientemeno che un crimine in ambito architettonico e lo si paragona alla situazione attuale dell’architettura, si vedrà quanta acqua è passata sotto i ponti in un tempo relativamente ristretto. Tanto più, quindi, è da ammirare la costanza dei maestri mosaicisti che, in un’epoca di incertezze e “svalutazione”, hanno contribuito a mantenere in vita e a far evolvere una tecnica dai più considerata inattuale. Una tecnica, come si è visto, rivisitata nel segno del divenire (il rapporto fedeltà/infedeltà è sempre molto complesso come abbiamo visto): aspettando gli artisti che vorranno indagarla e usarla, ma ben sapendo che il futuro sta nel grembo di Giove.